SAGGI ARTE STORIA NATURA

Un mondo di rovine

Storia artistica di un’irresistibile suggestione

Dalle rovine della storia, una riflessione sull’uomo, sulla natura e sul senso del tempo.
Con 80 immagini, foto e riproduzioni di opere d’arte.

Le rovine emergono ai margini delle culture e delle civiltà come fenomeni sincretici e a seguito di un atto di traslazione dal passato al presente, da ciò che è scomparso a ciò che è sopravvissuto. Sono alter ego di ciò che è lasciato incompleto e rappresentano un monito ai costruttori di monumenti.

Oggi, in quello che definiamo mondo civilizzato, l’uomo persegue spesso pratiche che minano i suoi valori. Sa perfettamente che deve prendersi cura delle risorse della terra ma continua ad adottare un sistema economico basato sulla “distruzione creativa”. Non solo si dedica a queste forme di sfacelo ma le ha anche rese protagoniste della sua tradizione artistica. La rappresentazione delle rovine sembra infatti suscitare un grande fascino nell’uomo fin da sempre: dalla storia della caduta di Troia alla “pornografia delle rovine” contemporanea, l’uomo è attratto dalla vista di ciò che è distrutto, danneggiato e decaduto. Coprendo una vasta gamma cronologica e geografica, dalle antiche iscrizioni egiziane ai memoriali del XX secolo, alla ricerca dell’impatto che le rovine hanno esercitato sulla storia dell’arte e della letteratura occidentali, Susan Stewart si è imbattuta sul rifiuto e la trasformazione della classicità da parte degli ambienti cristiani, sulla proliferazione di immagini di rovine nelle rappresentazioni allegoriche rinascimentali, su antichi siti di disastri e su giardini ornati con rovine artificiali. Le opere d’arte rivelano molto dell’atteggiamento che l’uomo assume nei confronti della materialità, perché rappresentano ciò che egli trova particolarmente attraente e richiedono discernimento e cura, e costituiscono la miglior riflessione che egli può produrre sui limiti e sulle possibilità del significato. Attraverso le immagini delle rovine, gli artisti e gli scrittori hanno infatti cercato di ripristinare principi morali e insegnamenti osservando la fragilità e l’inevitabile mortalità delle forme create con intenzione: Goethe, Piranesi, Blake e Wordsworth, ad esempio, hanno trovato nelle rovine un mezzo per reinventare la propria arte. In questa prospettiva, considerando l’era antropocentrica che stiamo vivendo, la natura non costituisce più lo scenario della creazione umana; piuttosto, il mondo degli uomini è diventato il teatro in cui si manifestano i fenomeni della natura. Forse, guardando al di là della dimensione del disastro che a tratti sembra inevitabile, potremmo scoprire in questa storia di rovine qualcosa di effimero – al tempo stesso bello e importante – che può guidarci verso la vita. Questa vita terrena di tempo e di processi naturali, il filo d’erba che si apre un varco nella pietra.

Traduzione a cura di Giovanna Mancini, con adattamento note di Paola Pizzoli.

“In questo libro scritto con eleganza e frutto di una ricerca approfondita, Susan Stewart, filologa e critica d’arte di grandissimo pregio, si chiede perché siamo così attratti da ciò che è decadente.”
The New York Review of Books

“Stewart, poeta di spicco e docente di discipline umanistiche a Princeton, racconta la fascinazione dell’Occidente per i resti in rovina, dai reperti egizi ai monumenti contemporanei della distruzione e del trauma. Un libro scritto per chiunque ami la pittura, la letteratura e l’architettura.”
The Washington Post

“Questo libro ci racconta che non esiste un solo modo di osservare le rovine antiche e di rappresentare ciò che ne rimane.”
London Review of Books

“Susan Stewart sostiene che l’impatto emotivo che viene dall’osservazione delle rovine sia un richiamo alla nostra stessa mortalità, poiché, a differenza di un cumulo di macerie, una rovina conserva ancora qualche traccia di ciò che era prima della sua caduta.”
Los Angeles Review of Books


Anno di pubblicazione: 2025
Formato: cm 15 x 22,5
Pag. 560
Prezzo: 69€
Lingua: Italiano
ISBN: 9788855232036 

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