Tra gli scaffali
Intervista a Sonia Galli / Libreria Fahrenheit 451, Piacenza
Esperienza + empatia, ecco il segreto
Di Giovanna Zucconi
Dopo quasi trent'anni alla guida della sua libreria indipendente nel centro di Piacenza, Sonia Galli continua a definirsi "commerciante di libri". Perché il mestiere di libraio è talmente complesso e in evoluzione che non sei mai arrivato, dice. Anche se alla Fahrenheit 451 sanno molto bene come interpretarlo.
Faresti un breve ritratto della tua attività? Quando hai aperto e perché, quali sono i segni particolari?
La libreria Fahrenheit 451 nasce nel 1998 come libreria indipendente gestita da me, Sonia Galli, su un impulso passionale e che ha potuto continuare grazie all’aiuto di tanti amici che ci sostengono tuttora. Siamo situati nel centro storico di Piacenza su una superficie di circa 80 metri quadri in un palazzo del ‘600 che ha mantenuto un bellissimo soffitto a cassettoni.
Nel corso degli anni vi è stato un impegno a coinvolgere la città in iniziative culturali che ha visto il clou dal 2000 al 2007 con il festival Carovane, che si occupava del Sud del mondo, in collaborazione con varie associazioni. Il nostro intento è di offrire un ambiente aperto al confronto e all’accoglienza in senso molto ampio. Trattiamo libri di varia con un’attenzione particolare agli editori indipendenti di qualità e siamo sempre attenti a trovare nuove proposte al di fuori delle classifiche o dei premi per dare una scelta diversificata da quella delle catene e dell’online.
Esperienze precedenti, nel settore – e anche in altri campi? Come hai imparato?
La mia preparazione scolastica è stata di tutt’altro genere, poi ho lavorato in vari tipi di commerci imparando ad amare il contatto con le persone. Nel tempo libero frequentavo una libreria cittadina molto naïf; questo, oltre alla passione per la lettura ereditata da mio padre, mi hanno fatto capire che era il lavoro che volevo. Devo dire che in quasi 30 anni tutto è cambiato, e non in meglio.
La vera preparazione però l’ho avuta facendo errori e “vivendo” il lavoro di libraia; a posteriori a un/a giovane che vuole intraprendere il mio lavoro consiglierei una scuola, proprio per evitare eventuali e inevitabili errori organizzativi e contabili.
Il lavoro del libraio è un lavoro di squadra, richiede competenze diverse e aggiornamento continuo. Con chi lavori, come si combinano ruoli, personalità, competenze? E quali sono i possibili traguardi, o miglioramenti, da questo punto di vista?
L’importante nel lavoro di un negozio è scegliere i collaboratori, per una libreria devono avere un doppio ruolo, culturale e commerciale. I film e i libri ci hanno sempre mostrato il libraio come topo di biblioteca ma è un’immagine irreale, siamo comunque commercianti.
Il nostro primo aggiornamento è leggere nel tempo libero, collegarci online con gli editori per conoscere gli autori e le nuove proposte, andare alle fiere e essere intuitivi su libri che non abbiamo ancora letto, perché come in altri commerci le novità ci vengono proposte mesi prima dell’uscita. Le forniture vengono fatte tramite grossista e distributore o raramente per rapporto diretto con l’editore. Io sono fortunata perché attualmente lavoro con una persona, Fiorenza, che mi conosce da tanto e che compensa i miei difetti. Ma in generale ho sempre avuto collaboratori che tuttora stimo e che sono diventati amici.
Al di là della passione e del romanticismo legato al “mestiere più bello del mondo” (come dicono molti colleghi: anche tu?), una libreria è anche una impresa. Che ha concorrenti potenti, a partire dalle colossali librerie online e dalle tante alternative alla lettura; ed è terminale attivo di un mercato editoriale in contrazione. Che tipo di specificità, di antidoto praticate per rendere sostenibile anche economicamente la vostra impresa?
Fare il/la libraio/a è un mestiere bellissimo ma anche difficile, non potremo mai ambire a essere economicamente stabili o ad adagiarci sul lavoro fatto in precedenza vivendo di rendita su quello. Nemmeno essere troppo elitari aiuta, perché la vendita sarà sempre anche in base al tessuto sociale della città. Lavorando in libreria si impara tantissimo: dai libri, ma soprattutto dalle persone. Il dialogo continuo e diversificato che si crea è impagabile, è come una finestra sempre aperta su una parte di mondo: se uno lo desidera, naturalmente, perché non basta avere una libreria per essere librai. Io ancora adesso mi definisco commerciante di libri perché non mi sentirò mai arrivata, soprattutto se penso ai librai storici che ho conosciuto e ammirato (e non avevano il computer ad aiutarli…).
Lavorando in libreria si impara tantissimo: dai libri, ma soprattutto dalle persone. Il dialogo continuo e diversificato che si crea è impagabile, è come una finestra sempre aperta su una parte di mondo: se uno lo desidera, naturalmente, perché non basta avere una libreria per essere librai.
C’è un cruciale tema di scelta, fra catalogo e (tante, troppe) novità. E scegliere è una maniera per ritagliarsi il proprio pubblico. Da questo punto di vista, come operate?
La scelta tra le uscite è uno dei problemi del nostro lavoro, con circa 80.000 titoli annuali non è facile orientarsi. Noi teniamo conto di questi fattori:
- Target della nostra clientela che si orienta tra i 30 e i 70 anni con un aumento negli ultimi tempi dei giovani. Praticamente inesistente l’adolescente, discreto pubblico di genitori di bambini da 0 a 10 anni.
- Gusto personale, con attenzione a quello che il nostro pubblico preferisce. Se consigliamo un libro è sempre perché lo abbiamo letto.
- Fiducia nei confronti di alcuni editori che sono in sintonia con le nostre scelte.
- Lettura di molte riviste e inserti che parlano di libri, cercare di seguire quello che incuriosisce il lettore.
- Spiare gli orientamenti dei gusti letterari sui social.
Parliamo dei clienti. Che cosa imparate da loro? Quali servizi offrite, quali richieste avanzano e dove si informano (fra Tik Tok e passaparola, l’orizzonte è ampio), quale rapporto si crea? Sono cambiati e cambiano, ma in che senso?
Il nostro pubblico per la maggior parte è femminile e dai 30 anni ai 70 ma ultimamente sta aumentando la fascia 20/30. Per quanto riguarda i bambini sono i genitori a scegliere e comprare, spesso senza essere accompagnati dai figli. Gli adolescenti preferiscono gli ambienti più ampi tipo le librerie di catena dove possono girare tranquillamente e trovare anche i manga che noi non teniamo. La libreria offre la consegna a domicilio gratuita per la città (Amasonia) e con un piccolo contributo nel resto di Italia grazie a Libridasporto.
Effettuiamo su richiesta pacchi regalo con confezioni personalizzate, oltre a confezioni che abbinano vino e libri o gadget vari che abbiano a che fare con i libri.
Una buona parte dei libri richiesti avviene tramite “pizzini” ritagliati dai giornali (proprio perché il nostro pubblico non è giovanissimo), le recensioni viste su Instagram e il suggerimento di amici. Da noi funziona bene il consiglio personalizzato: sostengo che esiste un libro per tutti e mi piace sfidare il cliente rivolgendogli qualche domanda, alla fine basta un poco di psicologia e di empatia per trovare un libro adatto, certo non al 100% ma le percentuali sono buone. Da 10 anni ospitiamo anche il gruppo di lettura “Fahr&club”, una bellissima esperienza. Con una buona parte di nostri clienti si è formato nel tempo un rapporto di amicizia, per esempio al sabato mattina si crea un gruppo di chiacchiere fisso.
Editori, distribuzione, politica culturale, scuola. Un suggerimento costruttivo, perché la complessa filiera del libro e della lettura possa funzionare in maniera più adatta alla contemporaneità?
Sulla distribuzione e gli editori è un discorso complesso, sicuramente dovrebbe esserci una vera regolamentazione che impedisce il monopolio che di fatto è in atto e che purtroppo favorisce solo la grande distribuzione e i grossi editori. Inoltre gli editori dovrebbero ridurre il numero di pubblicazioni come già molti piccoli e medi editori fanno, il sovraccarico che esiste attualmente (80.000 titoli all’anno) è deleterio. La politica dovrebbe finanziare maggiormente il settore cultura e scuola: molto utile è stato il decreto Franceschini ma bisogna continuare a trovare idee e investimenti, mentre purtroppo negli ultimi anni tutto si è fermato e la scuola funziona solo grazie a una parte di insegnanti illuminati.
E tu, e voi che cosa amate leggere in generale, cosa state leggendo in questo periodo? Come vi ritagliate lo spazio per la lettura?
Molte volte il cliente esclama “che bello stare in mezzo ai libri!”. È vero, ma è errato credere che nelle ore di lavoro sia possibile leggere qualche pagina perché siamo sommersi dal lavoro pratico. Personalmente uso le ferie e le giornate di non lavoro per leggere tantissimo, poi mi avvalgo di amici fidati che leggono per me: li ho divisi per genere e in questo modo poi mi basta leggere qualche pagina per capire a chi consigliarlo.
Non credo nel libro per tutti, infatti mi capita solo circa una volta l’anno di trovare un titolo così. Per esserlo deve avere qualità di scrittura, scorrevolezza, tema interessante, coinvolgimento emotivo… a questo punto riesco a superare le 200 copie di vendita in pochi mesi, che per una libreria come la nostra è un ottimo risultato. Un esempio? “La cartolina” di Anne Berest, pubblicato da E/O.
Ultimo consiglio che avete dato? O ricevuto? Si può trasmettere l’urgenza di una lettura se non si ama il libro in questione, o il “fattore umano” rimane determinante? Il consiglio del libraio di fiducia rimane il passaparola più efficace?
Il consiglio più interessante che ho ricevuto ultimamente è “Winesburg, Ohio” di Sherwood Anderson nella nuova traduzione di Enrico Postiglione: lui stesso frequentando la libreria mi ha trasmesso la passione per questo testo portandomi a riscoprirlo.
Tre consigli che diamo ultimamente sono rivolti ai seguenti libri: “Il suicidio di Israele” di Anna Foa (Laterza) perché vogliamo dare un contributo alla comprensione della questione palestinese, “Quando le gru volano a sud” di Lisa Ridzen (Neri Pozza) e “Il giardiniere e la morte” di Georgi Gospodinov (Voland) perché sono due romanzi che risvegliano l’anima e i sentimenti.
Il consiglio del libraio e il passaparola per il nostro tipo di negozio rimangono i metodi più efficaci, l’errore più comune e grave è di pensare che un libro che sia piaciuto a noi possa piacere a tutti: occorre prima capire il cliente e per farlo solo l’esperienza e l’empatia possono aiutare. Naturalmente anche nella comunicazione il libraio ha dovuto evolversi e i social sono diventati importanti: il nostro metodo è affrontarli con una lieve autoironia.
Un libro Aboca che amate particolarmente, o che è stato amato particolarmente dai vostri lettori?
A parte i libri di Stefano Mancuso, che si vendono da soli, io ho amato e venduto: “Brevi lezioni di meraviglia” di Rachel Carson e “Le parole più belle sono fiori” di Virgola che sono stati usati anche per dei laboratori a scuola. Come libro spinto dalle recensioni sui giornali “Ha sempre fatto caldo!” di Giulio Betti. Un libro che vorrei vendere ma per ora non ho ancora ottenuto grandi risultati: “I metalli del potere” di Vince Beiser, stupendo!




















