Tra gli scaffali
La voce delle librerie. Aldo Addis: coltivare lettori, un libro alla volta
Aldo Addis
Cosa spinge una persona a dedicare la propria vita ai libri? Come si consiglia il libro giusto al lettore ideale? Cosa determina il successo o l’insuccesso di un’opera? Non esiste una risposta definitiva, ma in questa rubrica raccogliamo le storie di chi vive e lavora tra gli scaffali.
Benvenuto nella vita di un libraio.
Dove e quando è nata l’idea di aprire una libreria? Come sei diventato libraio?
L’idea è stata di mio padre. Nel 1974 decise di lasciare il suo posto da impiegato ed iniziare l’avventura di libraio, aprendo una libreria accanto all’allora Facoltà di Magistero. Io avevo sette anni, ma posso dire di essere diventato libraio già da allora.
La tua libreria è diversa perché…?
In realtà più che diversa mi piace pensare che sia simile a tutte quelle librerie che ogni giorno si impegnano nella promozione dei libri e della lettura e nel cercare di aumentare il numero dei lettori.
La tua clientela ideale?
Quella che entra dicendo “Non so cosa cerco, mi faccio un giro e mi lascio catturare da qualche libro”.

Gli interni della Liberia Koinè di Sassari, gestita dal libraio Aldo Addis.
Con uno schiocco delle dita puoi cambiare qualcosa del tuo lavoro quotidiano: cosa cambieresti?
Ne faccio tre di schiocchi di dita:
- Uno per una distribuzione, che dia certezze delle disponibilità ed evada gli ordini in tempi brevi, ed una logistica che funzioni e che non sia strozzata dalle logiche assurde dei grandi gruppi di vendite on line.
- Uno per la scuola, che metta il libro e la lettura al centro dei piani formativi.
- Ed uno per la politica, perché torni a considerare i libri e le librerie elementi essenziali di crescita dei cittadini italiani.
Il giorno in cui hai detto “faccio il mestiere più bello del mondo”?
Ogni giorno, di mattina presto, quando entro in libreria e accendo le luci e giro per gli scaffali, magari sistemando qualche libro, prima che inizino ad arrivare collaboratori e clienti e inizi il lavoro, penso che il mio sia il mestiere più bello del mondo.

I 50 anni della libreria Koiné di Sassari, festeggiati nel 2024.
Il giorno in cui hai detto “ora mollo”?
Mai detto! Però è vero che i primi giorni di lockdown, quando noi non potevamo vendere i libri e solo gli store on line potevano farlo, ho pensato “Ecco, mi sa che mi tocca cambiare mestiere”. Invece il mondo dei lettori, alla nostra riapertura, ha invaso le librerie e sancito che restiamo per loro il luogo privilegiato dove scegliere e acquistare i libri.
In un Paese in cui si pubblicano oltre 80mila novità l’anno, il compito di un libraio è…?
Con molta umiltà cercare di fare delle scelte e selezionare il meglio per i propri clienti. Ascoltando soprattutto loro, il passaparola resta il modo più efficace per promuovere un libro.
Da cosa dipende, secondo te, il successo – o l’insuccesso – di un libro?
Ci sono tanti elementi che concorrono a sanare il successo di un libro e devono funzionare tutti: l’autore che deve scrivere bene, l’editore che lo deve confezionare e promuovere, librai e bibliotecari che lo adottino e lo consiglino. Insomma, serve il lavoro ben fatto di un’intera filiera, se manca questo l’insuccesso è più che probabile.

La torre di libri del Salone del Libro di Torino, la fiera internazionale più importante d’Italia.
Conosci i nostri temi: natura, scienza, ecologia. C’è un libro (non Aboca) su questi argomenti che ci consiglieresti?
Sono affascinato dalle neuroscienze, e il vostro recente “Perché ricordiamo” è davvero un capolavoro che aiuta a capire tante cose sella nostra mente.
Qual è il libro di Aboca Edizioni che più hai apprezzato?
Direi qualsiasi libro di Pier Luigi Rossi. Lui è molto amato qui a Sassari, ed ogni volta che riusciamo ad ospitarlo per la presentazione dei suoi libri è una grande festa.
L’ultima volta che a un cliente hai detto “questo devi leggerlo a tutti i costi”. Che libro era?
L’ultima non me la ricordo, ma mi ricordo sempre con affetto una delle prime: un professore universitario mi convinse a leggere il romanzo d’esordio del figlio, pubblicato da una piccola casa editrice. Il professore è Gian Paolo Brizzi, il figlio, Enrico, aveva appena scritto “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”, libro che divenne il manifesto di una generazione.