Fuori margine
Intervista a Fritjof Capra
La vita è intelligente, noi umani invece…
Di Telmo Pievani
Si parla molto di "visione sistemica", ma che cosa significa davvero? Quali prospettive di cambiamento e perfino di ottimismo può offrire, viste le attuali crisi che stanno mettendo a repentaglio la civiltà umana?
Questo dialogo fra Telmo Pievani e Fritjof Capra ne riassume con efficacia i principi, e costituisce un utile punto di partenza per approfondirne le parole chiave: rigenerazione, crescita qualitativa, reti, ecologia, e quella "intelligenza vivente" di cui la nostra specie può e deve dare urgentemente prova.
Oggi in molti campi della scienza, dalla biologia cellulare alla climatologia, si parla di visione sistemica o olistica, però in pochi rendono merito ai pionieri di questo approccio come lei, Gregory Bateson, Francisco Varela e altri. Poca gratitudine?
L’emergere di una comprensione sistemica ed ecologica della vita implica un radicale cambiamento di metafore: dal vedere il mondo come una macchina al comprenderlo come una rete. Tuttavia, è vero: non è un processo fluido. Nella mia vita ho visto rivoluzioni scientifiche e culturali, relazioni negative e forti oscillazioni del pendolo. Ho cercato di integrare gli sviluppi degli ultimi cinque decenni in un quadro concettuale coerente. Ho anche raccontato la storia di come questo approccio sia emerso alla frontiera della scienza, dando il giusto merito ai suoi pionieri. La mia speranza è che, alla fine, diventi conoscenza comune.
La Terra è un sistema complesso regolato da dinamiche non lineari. Quando supereremo il grado e mezzo di riscaldamento globale, molto presto, scatteranno meccanismi di amplificazione che accelereranno ulteriormente il processo. La rete planetaria sta per darci una severa lezione?
Oggi siamo nel mezzo di una rincorsa disperata tra un clima in rapido disfacimento e lo sviluppo di energie rinnovabili, combinato con nuove tecnologie eco-compatibili: è una gara tra l’ingegno umano e l’avidità aziendale. Cambiamenti decisivi devono essere apportati durante questo decennio per salvare la civiltà umana. Le compagnie petrolifere hanno un potere enorme nell’influenzare la legislazione, ma c’è anche molto di cui essere ottimisti. L’energia solare e quella eolica stanno crescendo più velocemente di qualsiasi altra fonte energetica nella storia, oltre le previsioni. Il solare sta per diventare il modo più comune di produrre elettricità e l’efficienza delle nuove tecnologie associate le rende inevitabili a lungo termine. La questione critica è: l’uso dei combustibili fossili diminuirà abbastanza rapidamente da rallentare e invertire il riscaldamento globale?
“Cambiamenti decisivi devono essere apportati durante questo decennio per salvare la civiltà umana. Le compagnie petrolifere hanno un potere enorme nell’influenzare la legislazione, ma c’è anche molto di cui essere ottimisti.”
Per come si stanno mettendo le cose, parrebbe di no. Non pensa che metafore di successo come l’effetto farfalla siano interpretate in modo troppo romantico? Se ogni volta che una farfalla sbatte le ali in Brasile scoppiasse davvero un uragano in Texas, vivremmo in un sistema caotico fuori controllo.
Nei sistemi non lineari, i cicli di retroazione positivi possono essere bilanciati da retroazioni negative, portare al collasso dell’intero sistema oppure all’emergere di un nuovo ordine. È impossibile prevedere l’esatto verificarsi di singoli eventi, ma possiamo fare previsioni qualitative. Ad esempio, la climatologia ci dice che aria e acqua più calde implicano che ci siano più energia e umidità nell’atmosfera, il che può portare a una serie di conseguenze drammatiche: inondazioni e cicloni, ma anche siccità, ondate di calore e incendi boschivi. Non possiamo sapere in anticipo dove e quando si verificheranno tali eventi, ma possiamo prevedere che la loro intensità e frequenza aumenteranno con l’aumento delle emissioni di CO2. Le catastrofi climatiche degli ultimi anni sono coerenti con queste previsioni qualitative.
La teoria dei sistemi dice che il tutto è maggiore della somma delle parti. Ma può anche essere minore? Penso a situazioni in cui essere parte di un sistema conformista o totalitario riduce la ricchezza della diversità degli individui.
Certo, la natura di un tutto è una proprietà sistemica risultante dalle relazioni e dai processi in corso tra i suoi componenti. Tali relazioni possono accrescere o diminuire certe proprietà. Il punto importante è che il tutto sarà sempre diverso dalla somma delle sue parti.
Se la visione sistemica è vincente, perché allora gli elettori amano così tanto i leader che semplificano, banalizzano e riducono?
Oggi le giovani generazioni usano ampiamente i social network nella vita quotidiana. Per loro, pensare in termini di reti è diventata una seconda natura. Durante la mia adolescenza, negli anni Cinquanta, il sogno era possedere un’auto, una macchina grande e goffa. Per i giovani di oggi il bene più prezioso è uno smartphone, un piccolo dispositivo di comunicazione che dà loro accesso alle reti globali. Il fatto che i nostri giovani stiano crescendo con queste reti di comunicazione mi riempie di speranza.
Però in quella rete ci sono anche molte falsità e violenza. Nel suo libro sottolinea come in un qualsiasi sistema, non disponendo di risorse infinite, la crescita illimitata sia un’illusione. Serve una “crescita qualitativa”: che cos’è?
Nel nostro sistema economico, l’obiettivo irrazionale di una crescita perpetua è perseguito promuovendo un consumo eccessivo e un modello usa e getta che richiede energia e risorse, genera rifiuti e inquinamento, aumenta le disuguaglianze economiche e causa il cambiamento climatico. La crescita, ovviamente, è una caratteristica centrale della vita, ma in natura essa non è né lineare né illimitata. Mentre alcune parti degli organismi o degli ecosistemi crescono, altre declinano, riciclando i loro componenti che diventano risorse per una nuova crescita. Questo tipo di crescita equilibrata e multiforme, ben nota ai biologi e agli ecologi, è ciò che chiamo “crescita qualitativa” per contrapporla alla crescita quantitativa del Pil utilizzata dagli economisti odierni. La crescita è qualitativa perché migliora la qualità della vita attraverso una continua rigenerazione.
Nel libro (I principi sistemici della vita) spiega in modo convincente come vita e cognizione siano collegate e come la cognizione del mondo sia diffusa a tutti i livelli della vita. Ma dire che la vita “tout court” – dai batteri alle piante e agli animali – è “intelligente” non rischia di essere un’affermazione antropomorfica?
Dipende da che cosa intendiamo per intelligente. L’uso convenzionale del termine suppone un comportamento osservato nei singoli individui e in tal senso rischia effettivamente di essere antropomorfico. Nella concezione sistemica della vita utilizziamo “intelligente” in un senso più ampio, associato a un’espansione del concetto di cognizione e, implicitamente, di mente. La cognizione denota il modo particolare in cui un organismo interagisce con il suo ambiente: risponde alle influenze ambientali con cambiamenti strutturali e lo fa in modo autonomo, reagendo in base alla sua natura e alle esperienze precedenti. Tutti gli organismi interagiscono cognitivamente con il loro ambiente in questo modo, indipendentemente dal fatto che abbiano o meno un cervello e un sistema nervoso. Di conseguenza, l’adattamento continuo, l’apprendimento e lo sviluppo sono caratteristiche chiave del comportamento “intelligente” di tutti gli esseri viventi. Recenti ricerche sull’intelligenza di piante e funghi hanno confermato questa visione.
Quanto è diffusa l’autocoscienza in natura?
L’esperienza cosciente e vissuta si dispiega a certi livelli di complessità cognitiva che richiedono un cervello e un sistema nervoso superiore. La coscienza è un tipo di processo cognitivo che emerge quando la cognizione raggiunge un dato livello di complessità. La caratteristica centrale di questo speciale processo cognitivo è l’esperienza dell’autoconsapevolezza, ovvero essere consapevoli non solo del proprio ambiente ma anche di se stessi.
L’intelligenza artificiale sta arrivando a quel livello di complessità?
Secondo la visione sistemica, tutte le forme di vita interagiscono con il loro ambiente cognitivamente attraverso organi sensoriali e, man mano che questi diventano più complessi lo fanno anche i corrispondenti processi cognitivi. Alla fine, abbiamo l’evoluzione del cervello, del sistema nervoso e della coscienza umana. La capacità di formare concetti astratti è una caratteristica fondamentale della nostra coscienza e l’intelligenza umana oggi include le astrazioni che associamo alla matematica e ai computer: algoritmi, modelli matematici e così via. Tuttavia, queste astrazioni matematiche sono periferiche rispetto all’intelligenza insita in tutti gli esseri viventi. L’intelligenza vivente è tacita e sempre organicamente incarnata. La sua qualità fondamentale è la capacità di essere nel mondo, di muoversi e sopravvivere in esso. Con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale abbiamo sopravvalutato algoritmi e altre astrazioni e abbiamo trascurato la nostra intelligenza tacita, incarnata e vivente. Di conseguenza la nostra capacità di essere nel mondo, in altre parole la nostra saggezza, è diminuita drasticamente.
Tutte le forme di vita sono intelligenti, ognuna a modo suo. Noi invece accumuliamo denaro a spese dell’ambiente e del benessere del sistema: sta a vedere che siamo gli unici ad aver smesso di essere intelligenti?
Una società che identifica il suo obiettivo principale nel fare soldi, piuttosto che nel benessere umano, e nel farlo distrugge l’ambiente naturale da cui dipende la sua sopravvivenza, non può essere considerata molto intelligente. La domanda critica è: quali usi dell’IA sono utili e appropriati e quali no, visto che – sebbene migliorino gli aspetti matematici dell’intelligenza umana – possono diminuire la nostra intelligenza incarnata, cioè la saggezza che ci indica come dovremmo vivere?
Questa intervista è uscita – in occasione dell’uscita dell’ultimo, essenziale libro di Fritjof Capra – sul supplemento domenicale del Corriere della Sera “La Lettura”, che ringraziamo.