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Fuori margine

05 Agosto 2025

L'articolo

Impresa, salute e intelligenza naturale

Di Massimo Mercati, Giovanna Zucconi

Quando parliamo di "One Health" ci riferiamo a un approccio scientifico che concepisce la vita come una rete di relazioni in cui tutti gli esseri viventi sono interconnessi. E che mira a equilibrare e ottimizzare in modo sostenibile la salute delle persone, degli animali e degli ecosistemi.  Poiché anche noi umani facciamo parte di questa rete, le nostre imprese sono parte di un sistema vivente e dovrebbero ispirarsi alle regole e all'intelligenza della natura.
Quello che segue è un estratto del capitolo "Impresa, salute e intelligenza naturale. Una case history" pubblicato nel volume One Health. Pensare le emergenze del pianeta, a cura di Vittorio Lingiardi e Isabella Saggio.  Si ringrazia la casa editrice Il Saggiatore per la gentile concessione.

One Health. Pensare le emergenze del pianeta, a cura di Vittorio Lingiardi e Isabella Saggio, Il Saggiatore, Milano, 2025.
Il testo che segue è un estratto del capitolo Impresa, salute e intelligenza naturale. Una case history di Giovanna Zucconi e Massimo Mercati, pp. 131 – 144.

(…)

Only connect

Quando diciamo che siamo «tutti connessi» non parliamo solo di affinità. Basti pensare che viviamo grazie ai miliardi di microrganismi che abitano nel nostro intestino. Più che «connessione», la parola chiave è «simbiosi». Potremmo persino dire che noi stessi, come esseri umani, non esistiamo come esseri singolari. Siamo un’aggregazione di energie, energie diverse. Che cosa significa, in questa accezione estesa, essere interconnessi? Per capirlo sono fondamentali gli studi di Fritjof Capra e la visione sistemica della vita che ne costituisce il fulcro. Il punto di partenza è che il tutto ha caratteristiche che non derivano dalla somma delle sue parti. È il concetto di proprietà emergenti. Esse derivano dall’interazione delle parti all’interno delle reti della vita, seguendo schemi di autorganizzazione e feedback.
Durante la pandemia di COVID19 abbiamo capito che siamo tutti interconnessi. Un virus, che non potevamo nemmeno vedere, ha cambiato la vita delle moltitudini. Ma ci siamo davvero resi conto della profondità di questa interdipendenza? Qualsiasi cosa facciamo all’ambiente, la facciamo a noi stessi. Qualsiasi cosa facciamo agli animali, alle piante, agli altri umani, la facciamo a noi stessi.
«Non fare al prossimo tuo» significa, anche, che io non posso essere sano se tu non sei sano. In termini di organizzazioni sociali, che c’è un legame inscindibile fra bene individuale e bene comune. 

(…)

Crescita qualitativa 

Entrando nella logica della natura: la crescita quantitativa perpetua è la causa principale della maggior parte dei problemi globali, dal cambiamento climatico alla diseguaglianza economica. Un sistema finito non può crescere all’infinito. Allo stesso tempo, un sistema vitale non può decrescere.
Possiamo ancora apprendere dalla natura: in natura la crescita non è lineare e illimitata, qualcosa cresce e qualcosa decresce. Il concetto di crescita, quindi, non potrà che essere definito su basi qualitative, dovremmo entrare in una logica selettiva e scegliere cosa può crescere, perché compatibile con l’ecosistema, e cosa non deve crescere perché contro la vita.
Qualificare la crescita, dunque, e farlo nella consapevolezza che non possiamo realmente dirci proprietari di nulla, che tutto è in relazione, e ciò che è nostro oggi sarà di altri domani. Se vogliamo assumerci le nostre responsabilità verso le generazioni future dobbiamo realmente diventare «custodi»: salva rerum substantia, tutelare i beni che ci appartengono, come un usufruttuario che ha avuto l’uso del bene ma non ne può alterare la sostanza.
E d’altra parte qualificare la crescita significa dare il giusto prezzo alle cose. Non possiamo più ammettere «esternalità», né negative né positive, e se veramente crediamo nel mercato dobbiamo fare in modo che i prezzi delle cose includano davvero tutti gli impatti, positivi o negativi, generati nella produzione e distribuzione dei beni. In termini di One Health, non bastano più una sostenibilità di facciata e l’affermazione di principio per cui «chi inquina paga». Serve invece una nuova contabilità capace di tradurre il valore / disvalore generato in un prezzo equo, e serve un’effettiva responsabilità del produttore su tutto il ciclo di vita dei beni. 

Intelligenza artificiale, intelligenza naturale 

Nel Novecento si è affermato un paradigma riduzionistico, basato sulla presa d’atto di una sostanziale inconoscibilità della complessità della natura e sulla presunzione che ciononostante la si potesse dominare. Oggi, tuttavia, l’avanzamento tecnologico apre alla possibilità di scoprire le leggi dell’intelligenza naturale: una forma di intelligenza radicalmente diversa dal pensiero lineare che contraddistingue la nostra logica.
Questo è un punto fondamentale, che non solo è espresso nell’enciclica Laudato si’, esemplare manifesto di un nuovo modo di pensare, ma che paradossalmente ricorre nell’evoluzione del pensiero tecnicoscientifico novecentesco, a partire dalla cibernetica degli anni cinquanta e sessanta fino alle frontiere attuali delle scienze informatiche. È infatti grazie alla capacità computazionale crescente che oggi siamo in grado di cominciare a comprendere i fenomeni complessi. La teoria della complessità e la teoria sistemica oggi ci consentono di dare un razionale a quello che definiamo intelligenza naturale.
Anziché aprire questi nuovi orizzonti, oggi l’intelligenza artificiale appare piuttosto come un moltiplicatore dell’intelligenza umana tipica del sistema occidentale. Sapremo uscire dai nostri schemi, saranno veramente le macchine create da noi a portarci in una nuova direzione? Per rispondere, crediamo, dovremmo dapprima sapere qual è la direzione che vogliamo intraprendere. Si tratta di moltiplicare il nostro approccio attuale e dopo aver «consumato» la Terra, rivolgersi ad altri pianeti e andare su Marte per consumare anche lo Spazio, oppure sapremo cambiare direzione? In questa prospettiva diventa fondamentale tornare a lavorare su di una educazione multidisciplinare e a dare centralità alle cosiddette Humanities, ovvero alle scienze morali che ci consentono di costruire noi stessi e ci portano a interrogarci su cosa sia bene e cosa sia male.
La tecnologia avanza ma non altrettanto può dirsi del sistema di pensiero che dovrebbe aiutarci a dar conto del senso della vita, a rispondere alle domande sul senso della nostra esistenza. Chi siamo? L’avatar che concretizza la mauvaise foi di Sartre, oppure esseri coscienti in continuo divenire, capaci di interrogarsi e investire in un percorso di crescita interiore, a livello sia individuale che sociale? È il tema che oggi si riassume con il concetto di Inner Development Goals. Per cambiare il mondo, per raggiungere i Sustainable Development Goals, abbiamo bisogno prima di tutto di cambiare noi stessi e il nostro modo di vedere le cose. 

 

Libertà 

In questa nuova dimensione, la consapevolezza del nostro stare nel mondo come parti del tutto ci porterà a riflettere sulle nostre istituzioni e sul rapporto tra l’individuo e la società. La modernità occidentale si basa sull’affermazione di una libertà come indipendenza: ma quale significato può avere l’indipendenza se tutto è interconnesso?
Ancora, i paradossi di un pensiero che si è fermato. Ci accontentiamo di vedere la nostra libertà come possibilità di fare ciò che vogliamo nel rispetto della libertà degli altri una definizione in negativo, valida forse al tempo dei tiranni, teoricamente sensata quando si tratta di rivendicare i diritti delle masse di poveri e diseredati, ma evidentemente inefficace perché portatrice di diseguaglianze intollerabili che nel lungo periodo ne mettono a rischio la stessa esistenza. E non saranno le semplicistiche soluzioni sovranistiche e le derive autoritarie, che riportano indietro l’orologio della storia, a risolvere la questione. Di nuovo, la risposta è nella natura. Siamo tutti interdipendenti e non potrà esserci che una sola libertà, quella che nasce dal riconoscersi tutti uguali e con gli stessi diritti. Liberté, égalité, fraternité, sono le basi della Rivoluzione francese, che affondano le radici nel pensiero di Étienne de la Boétie. E anche Sine proprio, io vivo grazie a te: nel pensiero francescano troviamo le basi di una libertà come non appropriazione. Saremo liberi, veramente, solo quando riconosceremo di essere parte del tutto. One Health diventa One Freedom e apre le porte a una nuova vera rivoluzione. 

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