Giuseppe Lupo
Giuseppe Lupo è nato in Lucania (Atella, 1963) e vive in Lombardia, dove insegna letteratura italiana contemporanea presso l’Università Cattolica di Milano e Brescia. Per Marsilio, dopo l’esordio con “L’americano di Celenne” (2000; Premio Giuseppe Berto, Premio Mondello), ha pubblicato “Ballo ad Agropinto” (2004), “La carovana Zanardelli” (2008), “L’ultima sposa di Palmira” (2011; Premio Selezione Campiello, Premio Vittorini), “Viaggiatori di nuvole” (2013; Premio Giuseppe Dessì), “Atlante immaginario” (2014), “L’albero di stanze” (2015; Premio Alassio- Centolibri), “Gli anni del nostro incanto” (2017; Premio Viareggio Rèpaci) e “Breve storia del mio silenzio” (2019, selezionato nella dozzina del Premio Strega). In quest’ultima opera Giuseppe Lupo, io narrante e protagonista, ripercorre le tappe della propria formazione, partendo dalla sua terra natale, la Basilicata. Un libro autobiografico entrato a pieno merito nella dozzina del Premio Strega 2020, che è anche biografia letteraria di un Paese che va da nord a sud. L’Italia delle geometrie e della verticalità da un lato, quella del silenzio e dalla memoria dall’altro: l’autore intreccia alla propria storia quella del Boom economico e culturale italiano, raccontando una Basilicata rurale che si trasforma in borghese e una Milano che proprio in quegli anni diventa da bere. È inoltre autore di numerosi saggi, tra cui “La letteratura al tempo di Adriano Olivetti”, in cui racconta un capitolo fondamentale nella storia della letteratura italiana: un mondo di relazioni, influenze e suggestioni artistiche ancora tutto da conoscere ed esplorare. Lupo si confronta con i protagonisti di una prolifica e controversa stagione letteraria a confronto con le sfide e le domande suscitate dall’esperienza olivettiana. Giuseppe Lupo collabora anche alle pagine culturali del “Sole 24 Ore” e di “Avvenire”.
In arrivo
Erika Maderna
La memoria nelle mani
L’“oscenità” del parto è stata per lungo tempo soggetta a interdizione culturale: non era cosa da mettere sotto gli occhi di un pubblico. Finalmente abbiamo alzato il sipario e abbiamo cominciato a portare questo evento sulla scena collettiva, anche alla luce di un dibattito sempre più partecipato sulle opzioni procreative e del crescente interesse per nuove pratiche di nascita rispettose del diritto delle donne a operare scelte libere e consapevoli. E proprio al fine di acquisire strumenti ulteriori di consapevolezza, interrogare il passato si rivela un’operazione tutt’altro che antiquaria.
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